Buoni cavalli e cattivi cavalli

Buoni cavalli e cattivi cavalli

(autore: Ed Haponik – Traduzione di Bonzo – data: 09/02/2010 )

Ieri, mentre stavo guidando per andare ad un seminario di aikido, mi sono ricordato di una vecchia definizione di cavalleria giapponese che lessi tanto tempo fa.

Japanese Samurai with horseParafrasando: “Si può dire che esistano Quattro tipi di cavalli: eccellenti, buoni, scarsi e pessimi. Il cavallo del migliore tipo correrà e si fermerà al comando del suo cavaliere ancora prima di vedere l’ombra della frusta. Un buon cavallo risponderà immediatamente allo schiocco della frusta prima ancora di sentire il dolore. Il cavallo scarso reagirà, in qualche misura al dolore fisico, ed il cavallo pessimo, se mai reagirà affatto, lo farà solo quando il dolore delle frustrate avrà raggiunto il midollo delle sue ossa”.

Quasi tutti noi vorremmo pensare a noi stessi come al “miglior tipo di cavallo”; se non riusciamo ad essere “eccellenti”, vorremmo almeno essere “buoni”, e così via. Questo vale tanto per i giocatori di yoyo quanto per qualsiasi altro passatempo o professione. È assolutamente naturale che si faccia così, perché la nostra società ci dice che il nostro valore è legato ai nostri risultati; al nostro “prodotto”. Ma, qual è, in realtà, il “prodotto” dello yoing? Come lo si può misurare? Sulla base di una lista di trick che qualche altro yoer ha stilato? Piazzandosi ad un contest secondo il giudizio di altri yoer? Io penso che non ci sia nessuno standard esplicito che sia totalmente valido ed indiscutibile. Il tuo gioco è semplicemente tanto buono, quanto tu pensi che lo sia così come lo fai; semplicemente altrettanto valido e soddisfacente quanto credi.

Non so se una classificazione che vada da “eccellente” a “pessimo” sia il modo migliore per pensare a cose come lo yoing. Nessuno vuole sentirsi “pessimo”, ma sotto molti aspetti, è meglio guardare a se stessi come alla peggiore specie di cavallo, perché quel cavallo è quello che permette il maggiore margine di miglioramento, la migliore motivazione per l’esercizio.

Ed Haponik slackAlcuni giocatori hanno una incredibile abilità innata. Nel giro di poche settimane dalla prima volta che hanno preso in mano uno yoyo, fanno grandissimi progressi e lavorano a trick che molti altri giocatori considererebbero “avanzati”. In ogni caso, credere che l’abilità di qualcuno sia determinata solamente dal livello percepito dei trick che riesce a chiudere è un grosso abbaglio. Il modo e l’atteggiamento che dimostri nella pratica conta altrettanto. La tua vera abilità è composta dal tempo e dall’esperienza che hai accumulato nel tuo periodo di gioco. Se dopo un bel po’ di tempo stai ancora lavorando ai trick basilari, ciò non vuol dire che tu sia uno yoer “scarso”. Nell’aikido, noi lavoriamo sul “kihon waza” (fondamentali) in ogni classe. Un sensei si distingue da un novizio dall’energia e dalla convinzione che applica ai fondamentali e dalla motivazione che ci mette. Il solo modo per diventare un “eccellente” yoer (o qualsiasi altra cosa) è di esprimere il tuo potenziale personale e, se ci pensi seriamente, questa è una cosa che nessuno può veramente completare del tutto. C’è sempre qualcosa di nuovo da imparare e da perseguire.

La cosa importante è quella di dimenticare le vostre valutazioni qualitative riguardanti lo yoing; di trovare una “via” tra il “buono” ed il “cattivo”. Se giocate con lo yoyo e dimenticate i concetti di “buono” e “cattivo”, allora penso che stiate guardando al gioco in maniera produttiva. Dovreste continuare a far pratica ed a crescere… ma credere che il vostro gioco sia valido solo se raggiungete questo o quest’altro obiettivo è una stupida valutazione. Una persona che crede di essere un “buon yoer completo” è, in realtà, l’esatto opposto, poiché non avrà bisogno di crescere. Possiamo avere bisogno di questa o quella “sfida” per “convincerci” a fare pratica, ma è la pratica in sé (e non il “prodotto”) dello yoyo ad essere più significativa. In questo senso, si potrebbe dire che la pratica stessa è il completamento. Non giochiamo con lo yoyo per lo scopo di “andare bene”, in giro, da qualche parte, sotto un qualche indefinibile futuro tramonto, ma per lo scopo in sé di giocare. Che voi siate un “buon cavallo” o un “cavallo scarso”, abbiate gioia dal VOSTRO gioco, così com’è.

Giocate ora e, facendolo, siate completi.

 

Ed Haponik


Tom Kuhn No Jive yoyo