Si pensa che lo yo-yo abbia avuto origine in Cina, e che molto probabilmente arrivò da lì fino in Greci dove si trovano le prime tracce storiche in documenti del 500 AC.
In questi documenti si parla di giocattoli fatti di legno, metallo o terra cotta dipinta.
I dischi di terracotta venivano utilizzati per offrire cerimonialmente i giocattoli dell’adolescenza a certi dei quando un bambino era cresciuto, mentre dischi di altro materiale venivano utilizzati per il gioco.
Le registrazioni storiche delle Filippine indicano che i cacciatori del 15° secolo nascosti sugli alberi utilizzavano una pietra legata ad una corda lunga circa 6 metri che lanciavano agli animali al di sotto, utilizzando la corda per recuperare la pietra.
Qualcuno teorizza che queste furono le origini dello yo-yo, ma è più plausibile che lo yo-yo abbia viaggiato dalla Cina non solo verso la Grecia, ma anche verso le Filippine.
Ragazzo che gioca con yo-yo di terracotta
Kylix dell’Attica, ca. 440 AC
Antikensammlung Berlin (F 2549)
► Origine del nome e lo yo-yo Filippino
Una credenza popolare ritiene che lo yo-yo è stata un’arma per oltre 400 anni nelle Filippine.
Ad ogni modo questa idea è stata messa in ridicolo dall’ex presidente della Filipino American National Historical Society e dal presidente della American Yo-Yo Association’s History and Collecting Committee.
Tuttavia, questa asserzione è stata utilizzata nello spot della Diet Mountain Dew nel corso del 2008.
La principale distinzione tra il progetto Filippino e gli yo-yo più primitivi è nel modo in cui lo yo-yo è legato al cordino.
Nei tipi più vecchi di yo-yo, il cordino è legato all’asse tramite un nodo. In questo modo lo yo-yo va solo “su e giù”; ritorna facilmente ma è impossibile, o quasi, da mandare in sleeper.
In quello Filippino un cordino, della lunghezza doppia di quella desiderata, è attorcigliato su sé stesso fino a produrre un cappio ad uno dei capi che viene attaccato attorno all’asse.
Questa apparentemente minore modifica permette invece tutta una serie di movimenti, grazie alla incrementata stabilità e sospensione del movimento mentre lo yoyo gira liberamente alla fine del cordino.
► Lo yo-yo in Europa
Illustrazione del 1791 di una donna che gioca con una primitiva versione dello
yo-yo, allora noto come “bandalore”.Nel XVIII secolo lo Yo-Yo apparve in Inghilterra come una curiosità orientale, forse cinese, ma divenne popolare con il nome di “bandilor” che richiama la città indiana di Bangalore.
Secondo un articolo del “Journal de Luxes” del dicembre 1791, lo Yo-Yo arrivò a Parigi nell’ottobre dello stesso anno come “joujou de Nomadie”.
Una stampa dell’anno 1792 mostra un gruppo di soldati giocatori di Yo-Yo in cui uno di loro gioca addirittura con due Yo-Yo contemporaneamente.
Un famoso personaggio storico giocatore di Yo-Yo fu Lord Wellington.
Nel 1795, in Francia, durante il regno del Direttorio, un gran numero di aristocratici si rifugiarono in Germania con i loro preziosi Yo-Yo realizzati in vetro e avorio; forse è questo il motivo per cui lo Yo-Yo era chiamato con i nomi d i”emigrette” e “coblentz”.
► Nascita dello yo-yo moderno
James L. Haven e Charles Hettrich (o Hettrick) ricevettero il primo brevetto dal governo americano per “una migliorata costruzione del giocattolo, comunemente chiamato bandelore” nel 1866.
Ad ogni modo, lo yo-yo rimase nell’anonimato fino a che un Filippino-Americano di nome Pedro Flores apri la Yo-yo Manufacturing Company a Santa Barbara in California.
Gli affari cominciarono con una dozzina di yo-yo fatti a mano, ma nel novembre del 1928 Flores aprì altre due fabbriche a Los Angeles e a Hollywood, che impiegavano 600 lavoratori e costruivano 300.000 pezzi al giorno.
► L’era Duncan
Poco tempo dopo (nel 1930 circa), un imprenditore di nome Donald Duncan intravide le potenzialità di questa nuova moda e acquistò la Yo-yo Corporation di Flores e tutte le sue attività, incluso il nome Flores, che furono trasferite nella nuova società nel 1932.
Il primo yo-yo della Duncan fu il Duncan O-BOY.
Si dice Donald Duncan pagò in tutto 250.000 dollari, una fortuna considerato che quello era il periodo della grande depressione americana. Ma si rivelò un buon investimento negli anni a venire.
Nel 1946 la Duncan Toys Company aprì una fabbrica di yo-yo a Luck, in Wisconsin, chiedendo alla città di soprannominare sé stessa la “Capitale del Mondo dello yo-yo”. Ironicamente il fatto che la città adottò questa etichetta contribuì alla perdita del marchio registrato della Duncan.
► 1960: la rinascita
Le vendite in declino dopo la Seconda Guerra Mondiale spronarono Duncan a creare una campagna per il rilanciare il suo marchio registrato “Yo-Yo” nel 1962, con una serie di spot televisivi.
La campagna mediatica ebbe un incredibile successo, e anche grazie in buona parte all’introduzione del Duncan Buttterfly, lo yo-yo divenne più accessibile ai neofiti più che mai.
Questo successo avrebbe avuto vita breve.
Nel 1962 Duncan citò un costruttore di yo-yo rivale, la Royal Manufacturing Company, sostenendo che avesse utilizzato illegalmente un suo marchio registrato.
Nel 1965, la Suprema Corte di New York si pronunciò a favore della Royal, trovando che il termine “yo-yo” era diventato un termine del linguaggio comune.
Nella sentenza, la corte citò il segnale all’ingresso della città di Luck che si definiva la “Capitale Mondiale dello Yo-Yo”.
Come risultato delle alte spese sostenute per questa battaglia legale e di altre pressioni finanziarie, la famiglia Duncan decise di vendere il nome della società e tutti i marchi registrati alla Flambeau Plastics nel 1968, che già dal 1955 produceva i modelli in plastica della Duncan.
Flambeau Plastics è ancora l’attuale proprietario.
► Gli anni ’70 e l’ascesa del Cuscinetto a Sfera
Gli anni ’70 videro un certo numero di innovazioni nella tecnologia degli yo-yo, principalmente riguardo la congiunzione tra il cordino e l’asse.
Nel 1978 il dentista e celebrità dello yo-yo Tom Kuhn brevettò il “No Jive 3-in-1”, creando il primo yo-yo “smontabile”, che permise per la prima volta ai giocatori di poter cambiare l’asse.
Dopo poco, nel 1980 Michael Caffrey brevettò quello che sarebbe poi diventato lo Yomega Brain, lo “yo-yo con il cervello” dotato di una frizione.
Progettato con un cuscinetto a sfera libero di girare, “The Brain” poteva girare per molto più tempo dei precedenti modelli ad asse fisso.
In aggiunta, l’asse era “frizionato” tramite dei pesi che gli permetteva di tornare da solo verso la mano del giocatore quando cominciava a rallentare.
Il risultato è uno yo-yo definito “Autoreturn”.
L’azienda Svedese SFK costruttrice di cuscinetti comincio a costruire yo-yo con cuscinetti a sfera negli anni ’70.
In tutti gli yo-yo transaxle, i cuscinetti riducono significativamente l’atrito mentre lo yo-yo sta girando, permettendo trick più lunghi e complicati. Conseguentemente gli yo-yoer cominciarono a costruire trick sempre più spettacolari che erano impensabili con i precedenti yo-yo ad asse fisso.
► Il Rinascimento Tecnologico dei ’90
Gli anni ’90 videro una rinascita dello yo-yo e della “yo-to culture”.
Il continuo sviluppo della tecnologia è evidente nelle diffuse vendite del Yomega Brain e del Playmaxx Pro-yo, uno yo-yo autoritornante ad asse fisso.
Nel 1990 Tom Kuhn lanciò lo SB-2 (acronimo di Silver Bullet 2), uno yo-yo in alluminio ad alte prestazioni dotato di cuscinetto a sfere che segnò un grande passo per lo yo-yo moderno, visto che fi il primo che basato su cuscinetto che funzionava veramente e che permetteva di effettuare degli sleeper molto lunghi e che poteva anche ritornare.
Questo yo-yo (insieme a molti altri risultati nel mondo dello yo-yo) gli fece guadagnare il titolo do “Padre dello yo-yo moderno” , e di vincere il premio della prima edizione de “Donald F. Duncan Family Award for Industry Excellence” nel 1998.
Alla fine degli anni ’90 Yomega collaborò con HPK Marketing che aiutò ad alimentare il boom dello yo-yo che si diffuse in tutto il globo.
Da questa partnership nacque il Team High Performance, un gruppo di abili dimostratori che cominciarono a girare il mondo. In questo periodo gli yo-yo Yomega erano pesantemente commercializzati in Giappone, dove Bandai produceva diversi modelli con il nome Yomega, modelli leggermente differenti da quelli in vendita in USA.
Al cambio di secolo, 1999-2000, Yomega collaborò con McDonald’s distribuendo un gran numero di Yomega X-Brain e Firestorm in tutti i punti vendita statunitensi.
► I giorni nostri: yo-yo culture
La cultura dello yo-yo è andata via via crescendo, tanto da dividersi in diversi stili, da far ascendere alla fama degli abili giocatori, fino all’organizzazione di diversi contest nazionali, europei e mondiali.
Lo Yo-Yo Open è il più grande evento/contest internazionale del mondo; si tiene ogni agosto allo South Street Seaport a New York ed è organizzato da YoYoNation.com e mira a far esibire i migliori giocatori di yo-yo del mondo.
Il World Yo-Yo Contest si tiene ogni anno in Florida tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, e invita vincitori di tutti i vari contest nazionali in giro per il mondo per farli sfidare l’uno contro l’altro.
Ogni anno dal 1998 Yoyomaniacs organizza i Nazionali Italiani.
di Adso Da Melk