(autore: Siminitto – data: 8/12/2010)
Quante se ne sono sentite dire a riguardo.
Per un nuovo yoer ora è la cosa più normale del mondo avere uno yoyo in metallo…ed usarlo con totale normalità.
Fino a una decina d’anni fa invece il metallo era destinato ai collezionisti…sia per il prezzo che per le prestazioni, i vari Came-yo, Tom Kuhn, etc erano oggetti da bacheca.
Poi, secondo me grazie a noi Europei, nei primi anni di questo millennio, Oxygene, H-spin prima, Brokenyoyos e Roo-yo poi, e pochi altri hanno fatto yoyo performanti (brrrr altra parola che odio dopo “professionali” ), coi quali ai contest si gareggiava con ottimi risultati, ma il resto del mondo che faceva? Tesseva le lodi dei suddetti yoyo, ne apprezzava le prestazioni, le finiture, i dettagli ma in gara si usavano i soliti Yoyojam, o yoyo in plastica in generale.
Oltreoceano ci fu effettivamente qualche timido tentativo di produrre semplicemente uno yoyo in metallo con i canoni con i quali si producono gli yoyo in plastica, furono tutti buchi nell’acqua o quasi, basti pensare all’Immortalis, al Metal Freehand (versione non ufficiale Duncan), seguita poi dal Metal Zero, tutti yoyo che o per i materiali o per la progettazione non erano considerabili esenti da lacune.
Altro caso a parte fu il Freehand MG, riproduzione in magnesio del Freehand in plastica, che però lo ricalcava anche come gioco, cosa che non giustificava il prezzo esorbitante, nemmeno per la facilità con cui si riuscivano ad eseguire i grind.
La nostra maestria nel fare yoyo di livello alto in alluminio fu cosa indiscussa, ma lo sdoganamento dello yoyo in metallo a livello mondiale avvenne ancora anni dopo, quando la YYF avviò la produzione dei suoi yoyo in metallo, culminata con l’888, da lì iniziarono a nascere decine di ditte (che continuano ad apparire fino ai giorni nostri)….fino al primo mondiale vinto con uno yoyo in metallo da Yuuki Spencer nel 2007.
Come è la situazione ora? Grazie alla relativa facilità con cui si possono produrre yoyo in metallo, e altrettanta facilità con cui ci si “ispira” gli uni con gli altri, siamo sommersi da ottimi yoyo anche prodotti da ditte esordienti, che fondamentalmente con nuovi ritrovati o intuizioni nella lavorazione, hanno indubbiamente alzato il livello qualitativo degli yoyo; oramai caratteristiche che un tempo erano un traguardo sinonimo di eccellenza come l’assenza di vibrazioni ora sono un punto di partenza, dato che oggigiorno quasi sempre ci si trova davanti a macchine impeccabili come meccanica e prestazioni, a tal punto che gli unici discriminanti per spiccare sono le grafiche o le colorazioni accattivanti, o il fatto che un certo yoyo sia stato usato da qualche giocatore di fama mondiale.
Questo indubbiamente ha un po’affossato i prodotti italiani, pionieri del mercato, nel carrozzone degli yoyo in metallo, e validissime ditte nostrane più recenti, come Bist e Rollout di certo hanno vita più difficile per emergere data la smisurata e sempre crescente concorrenza.
Questa inflazione e questi standard sempre alti però, secondo me, hanno come indubbio vantaggio che qualunque giocatore può scegliere lo yoyo dalle linee più originali e stravaganti, ma sempre con la certezza di avere tra le mani uno yoyo di pregevole fattura e prestazioni sempre notevoli.
E chissà, se il trend si sposterà di nuovo sulla vecchia e amata plastica.